Nei brevetti rilasciati agli assistenti bagnanti dalle società che li certificano si può leggere “da mare, laghi e ..fiumi“. Ma davvero può bastare quella formazione per poter soccorrere anche in fiume?
Mi è stato chiesto un parere al riguardo da RescueItalia e la mia risposta è stata pubblicata in questo articolo: Soccorso fluviale: il brevetto da bagnino non basta
Le competenze che deve avere un tecnico soccorritore fluviale hanno poco o nulla a che vedere con quelle del lifeguard e si può dire che sono molto più vicine al mondo alpinistico. Tra mare e fiume le analogie scarseggiano, pianeti differenti. Diversi contesti, diverse attrezzature, diverse tecniche, a partire dal “nuoto”. È un settore molto tecnico e l’improvvisazione va assolutamente lasciata da parte..
È importante quindi, per avvicinarsi a questo ambiente, farsi formare da istruttori che innanzitutto vivano il fiume tutto l’anno, ma non parlo di semplici guideraft che praticano sempre lo stesso fiume e solo dal punto di vista ricreativo-commerciale, bensì di scuole specializzate nel soccorso fluviale. In Italia ad esempio c’è la Scuola Nazionale RescueProject, dove i formatori sono professionisti che lavorano in questo specifico settore, testando ed aggiornando continuamente tecniche, metodologia e didattica.
L’ ideale per un soccorritore fluviale sarebbe innanzitutto vivere in quell’ambiente, praticarlo come sport (canoa, kayak, hydrospeed, ecc) allo stesso modo in cui un surfista ha maggiore predisposizione ad essere un buon lifeguard. Inutile aggiungere inoltre che, dopo il brevetto, sono l’addestramento e la formazione continua i veri pilastri.
Lo stesso discorso vale per l’alluvionale, contesto che condivide tante peculiarità dello scenario fluviale e che viene spesso sottovalutato poiché i pericoli sono meno evidenti (ai non addetti ai lavori) e dove facilmente si vedono formazioni improvvisate da “istruttori della Domenica”.
Il consiglio che darei un po’ a tutti, soprattutto visto l’alto rischio idrogeologico che caratterizza la nostra penisola, è di seguire presso professionisti almeno un corso di autoprotezione in questi ambienti, analogamente a come consiglierei ad ogni praticante del mare di seguire una lezione su correnti e rischi legati alla balneazione.
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