Tra le esperienze vissute, negli anni ho avuto la possibilità di trascorrere tantissime giornate a bordo dei mezzi navali della Guardia Costiera italiana, cosa che mi ha permesso di maturare nel tempo una forte passione per il tema del soccorso tecnico in mare. In questo articolo si va ad approfondire questa tematica grazie al contributo dei professionisti del settore, andando ad intervistare un Soccorritore Marittimo del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera, il SC 1ª CL NP Salvatore Morale, medaglia di bronzo al valor di Marina.
Come nascono i Soccorritori Marittimi della Guardia Costiera italiana?
Quella della Guardia Costiera italiana è un’attività svolta da 10.800 donne e uomini del Corpo, pronti ognuno per quel che gli compete a dare il proprio contributo, assicurando un’organizzazione efficiente nell'ambito dell'intera regione di interesse italiano sul mare, grazie ad una componente aeronavale e subacquea sempre più efficace, nonché all’evoluzione delle figure specialistiche, degli strumenti in dotazione, di comunicazione e monitoraggio, sì da elevare l’attività “SAR” (ricerca e soccorso) a principale missione del Corpo.
È da questa innovazione che nasceva il bisogno di una nuova figura professionale, un’unità che, a differenza delle altre, intervenendo direttamente in acqua arrivava tempestivamente laddove, anche in condizioni critiche, non poteva arrivare alcun mezzo nautico, garantendo un’azione qualificata di salvataggio a favore di naufraghi in grave e imminente pericolo di vita, nella fattispecie in presenza di bassi fondali, scogliere e contesti ambientali avversi, dove l’attività di recupero naufraghi può risultare assai complessa e pericolosa.
La figura del Soccorritore Marittimo, detto anche “Rescue Swimmer”, è stata istituita con decreto n. 405 del 9 agosto 2017, quale identifica il militare del Corpo delle Capitanerie di porto - Guardia Costiera, impiegato a bordo di unità navali, che abbia ottenuto l’apposita qualifica a seguito del superamento di numerose selezioni iniziali e un duro corso di addestramento.
Diventare Soccorritore Marittimo della Guardia Costiera: requisiti, percorso formativo, mantenimento dell’operatività?
Dato l‘impegnativo compito cui verrà sottoposto il S.M., i requisiti richiesti sono innanzitutto essere in possesso di un eccellente profilo sanitario, accertato con la sottoposizione del candidato a visita medica di idoneità, che prevede accertamenti sanitari specifici, comprensivi dei seguenti esami specialistici e strumentali: visita psichiatrica, visita cardiologica, visita oculistica, visita otorino-laringoiatrica con audiometria, visita odontoiatrica, esame spirometrico, esami di laboratorio ed altri accertamenti specialistici integrativi.
Solamente al personale che otterrà il giudizio di idoneità in tutti gli accertamenti sanitari sarà consentito l’accesso alle prove fisiche selettive previste per l’ammissione al corso di Soccorritore Marittimo.
Dopo il previo accertamento della idoneità sanitaria, i Soccorritori Marittimi selezionati, che non abbiamo superato il quarantesimo anno di età, dovranno mostrare una comprovata attitudine ginnico-natatoria attraverso il superamento di specifiche prove selettive.
Queste prove, che richiedono velocità, forza e resistenza, e dunque una solida preparazione fisica di base, vengono svolte nell’arco di un’intera giornata.
I candidati vengono esaminati in 7 diverse prove:
Corsa di fondo di m. 5.000 - Esecuzione di una corsa piana a cronometro sulla distanza di 5.000 metri. La prova si intende superata se portata a conclusione nel tempo massimo di 27’50”.
Trazioni alla sbarra - Il candidato, è chiamato ad eseguire almeno 7 trazioni alla sbarra, senza soluzione di continuità, entro il tempo limite di 2 minuti.
Piegamenti sulle braccia - Il candidato, alla ricezione dello start del cronometro, deve eseguire almeno 20 piegamenti entro il limite massimo di 2 minuti
Addominali - Il candidato deve eseguire almeno 40 flessioni del tronco entro il limite massimo di 2 minuti
Nuoto stile libero m. 400 - Il candidato, alla ricezione dello start del cronometro, è chiamato a tuffarsi dal blocco di partenza e nuotare a stile libero, senza fermarsi e senza ricorrere ad alcun appoggio sui galleggianti divisori di corsia eventualmente presenti (pena il giudizio di inidoneità alla prova), percorrendo la distanza di 400 metri. La prova si intende superata se portata a compimento nel tempo massimo di 08’24”.
Apnea dinamica - Per essere giudicato idoneo alla prova, il candidato deve nuotare in apnea con il corpo totalmente immerso per almeno 25 metri, nel tempo massimo di 2 minuti, partendo da fermo, senza l’ausilio della spinta da bordo piscina e senza mai uscire dall’acqua.
Apnea operativa - Il candidato deve recuperare per tre volte di seguito una zavorra dal peso di 4 Kg posizionata a circa 2 metri di profondità. Una volta recuperata la zavorra e portata in superficie, la stessa va fatta ricadere per poi procedere a nuovo recupero. È consentito un solo atto respiratorio per ogni immersione.
Il mancato superamento anche di una sola delle suddette prove determina la non idoneità del candidato e, dunque, la non ammissione al corso di addestramento.
Il personale militare appartenente al Corpo delle Capitanerie di Porto selezionato e ammesso al corso consegue la qualifica di “Soccorritore Marittimo” attraverso la frequenza e il superamento di un iter formativo comprensivo di lezioni teoriche e pratiche, della durata complessiva di circa 70 (settanta) giorni da svolgersi presso il Centro di Formazione Specialistica VTMIS e attività operative di Messina, durante il quale il personale corsista viene sottoposto ad una dura preparazione atletico/sportiva che gli permetterà poi di intervenire nei molteplici scenari SAR. In occasione del corso, i frequentatori conseguono inoltre competenze di primo soccorso sanitario ottenendo le abilitazioni BLSD e PHTC e acquisiscono elevate capacità natatorie e conoscenza approfondita dei dispositivi e delle procedure di recupero di naufraghi e infortunati politraumatizzati, impiegabili da unità navali.
Superati positivamente gli accertamenti finali, il personale che avrà conseguito la qualifica potrà essere impiegato, in qualità di “Soccorritore Marittimo”, a bordo di unità navali SAR.
Successivamente, il S.M. dovrà svolgere un’assidua attività di addestramento con il personale imbarcato sulle procedure da adottare negli interventi svolti con soccorritore a mare.
Per il mantenimento dell’operatività il Soccorritore Marittimo deve sottoporsi annualmente, presso il Centro di Formazione Specialistica VTMIS e attività operative di Messina, a delle seguenti prove di efficienza fisica sia ginniche che natatorie che vengono valutate da un’apposita commissione:
Prova annuale di corsa - Al S.M. viene richiesto di effettuare una prestazione di corsa percorrendo la distanza di 1 km nel tempo che, sommato alla successiva prova di nuoto pinnato di 400 mt, non dovrà superare i 10’30” per i soggetti di età compresa tra i 17 e i 34 anni, i 12’00” per i soggetti di età compresa tra i 35 e i 40 anni e i 13’30” per i soggetti con più di 40 anni di età.
Prova annuale di nuoto - Al S.M. viene richiesto di nuotare a stile libero con l’ausilio di pinne, percorrendo la distanza di 400 metri. La prova si intende superata quando, sommando il tempo realizzato nella prova di nuoto e quello impiegato nella prima prova di corsa, il soggetto rientra nei suddetti parametri predeterminati e differenziati in base all’età.
Prova di apnea dinamica senza pinne - Posizionato orizzontalmente e senza alcun ausilio è richiesto raggiungere una distanza minima di 30 metri.
Prova di sostentamento - Al S.M. come ultima prova di mantenimento annuale viene richiesto di effettuare un tipo di nuoto di sostentamento nuotando solamente con le gambe e tenendo, con le braccia fuori dall’acqua, una zavorra del peso di 4 Kg.
In caso di mancato superamento delle prove annuali, il Soccorritore transiterà nella posizione temporanea di “non pronto all’impiego”.
Il S.M. non pronto all’impiego verrà considerato “in riqualifica” e pertanto dovrà essere sottoposto ad uno specifico programma di riabilitazione della durata di due settimane.
Quali sono, nel dettaglio e specificandone modelli e requisiti tecnici, tutte le dotazioni di un Soccorritore Marittimo?
Zaino/borsa contenente il seguente materiale:
mute isotermiche da 1mm, 3mm e 5mm complete di guanti e calzari;
maschera sub;
snorkel;
maschera di rispetto completa di snorkel;
pinne con cinghiolo a molla;
pinne con cinghiolo a molla di rispetto;
imbrago individuale (TRISAR o simili);
radio VHF/FM palmare stagno a norma IPX8;
coltello pluri-lama;
luci chimiche fluorescenti (per utilizzo notturno);
luci stroboscopiche Tri-Sirius da alloggiare sul caschetto;
ginocchiere protettive;
caschetto protezione individuale;
moschettoni di sicurezza per uso generico e con invito per aggancio pinne;
daisy chain;
sacchetto lancio.
In linea di massima quali sono le procedure d’intervento del Soccorritore Marittimo che interviene entrando in acqua da una motovedetta?
Il S.M., in relazione al tipo di missione, collabora attivamente alle operazioni di ricerca e soccorso munito dell’equipaggiamento specifico, che indosserà solo in occasione di attività di assistenza e/o salvataggio.
Negli scenari operativi che richiedono il suo impiego, interviene nelle modalità ritenute più opportune sulla base di valutazioni che tengano conto di:
condizioni meteo-marine;
caratteristiche geo-morfologiche del teatro di intervento;
condizioni fisiche proprie;
attrezzature a disposizione;
procedure di sicurezza miranti a garantire la propria e l’altrui incolumità.
Anche in presenza di positivo giudizio di fattibilità da parte del soccorritore, la decisione finale circa l’opportunità di impiegare il Soccorritore Marittimo spetta al Comandante dell’Unità Navale.
Nei video che ritraggono il vostro operato si vedono spesso utilizzare dispositivi a scaletta che agevolano il recupero e l’imbarco dei naufraghi (rescueframe, D.A.G.). Come vengono impiegati e quali sono i vantaggi di questi strumenti?
Per quanto riguarda l’utilizzo del Rescueframe lo vedo più idoneo da un tipo di motovedetta con la coperta alta dal livello del mare e sprovvista di spiaggetta di risalita come quella che ha a poppa la Classe 300; il vantaggio di tale dispositivo è che, oltre ad essere una scaletta di risalita, si può utilizzare anche con naufraghi poco collaborativi o incoscienti.
A differenza il D.A.G., oltre a poter essere utilizzato come scaletta di risalita, essendo un dispositivo galleggiante, può essere usato in diversi modi; personalmente mi è capitato di utilizzarlo di notte per il recupero di alcuni naufraghi bloccati su una scogliera, trasportandoli due alla volta in tutta sicurezza a bordo della motovedetta impossibilitata ad avvicinarsi; un’altra volta, invece, durante un naufragio con grandi numeri, lanciatami in acqua e trasportandola vicino i naufraghi ha impedito il loro annegamento dandogli una temporanea messa in sicurezza grazie alla galleggiabilità ed il loro successivo recupero.
Ci sono delle procedure che cambiano nell’intervento del Soccorritore Marittimo rispetto al modello del mezzo navale su cui opera (Classe 300, Classe 800)?
Sostanzialmente, le differenze d’intervento che si possono riscontrare possono dipendere esclusivamente dalle procedure di risalita dei naufraghi a bordo, dettate dalle differenze strutturali delle due diverse unità e dei relativi lassi temporali d’impiego, quali incidono direttamente sul dispendio psicofisico dell’operatore. Ciò in ragione del fatto che, ad esempio, un’unità d’altura Classe 300, per caratteristiche tecniche e strutturali, è impiegabile per un lasso temporale che può superare le 24 ore, potendo anche navigare per un numero maggiore di miglia rispetto alle unità costiere della Classe 800, di dimensioni, autonomia di navigazione e composizione dell’equipaggio più ridotte rispetto alla prima.
Uno degli scenari più complessi è l’intervento in notturna. Qualche considerazione in merito a questo aspetto (difficoltà, procedure, addestramento, ecc)?
Indubbiamente gli interventi di notte sono i più complicati dal momento in cui viene a mancare la visibilità, cosa che rende gli interventi più difficili specialmente se si tratta di grandi numeri.
Noi Soccorritori Marittimi siamo visibili dall’equipaggio grazie alla luce stroboscopica del Tri-Sirius o della torcia installata sul caschetto, inoltre le comunicazioni radio permettono di individuare da bordo la nostra direzione tramite il radiogoniometro e consentire all’equipaggio di guidarci sul punto d’interesse.
Il Soccorritore Marittimo è tenuto ad effettuare annualmente almeno due esercitazioni notturne di recupero naufrago e almeno una esercitazione notturna con uso della barella.
In questi anni i Soccorritori Marittimi sono stati impiegati anche in emergenze grandi numeri come quelle relative ai naufragi connessi ai flussi migratori, sia in Italia che fuori dai confini nazionali. Esistono particolari attenzioni o procedure in questi contesti dove il soccorritore in acqua si trova davanti numerose persone in difficoltà?
Mi sono trovato coinvolto in un evento con circa 160 naufraghi e indubbiamente bisogna prestare molta attenzione, mantenendo sempre la lucidità e la concentrazione, cercando di mettere quante più persone in sicurezza, con qualsiasi dotazione o mezzo di fortuna idoneo al galleggiamento.
Oltre alle classiche dotazioni collettive e individuali di salvataggio, anche i parabordi sono stati indispensabili in molti casi a mantener in vita molte persone, permettendo loro di rimanere in galleggiamento e poter resistere fino ad essere recuperati e messi in sicurezza a bordo delle motovedette.
Oltre a soccorrere, qualora fosse possibile, per primi neonati, bambini o chi si riesce a vedere più in difficoltà, è molto importante per la sicurezza dei Soccorritori Marittimi, iniziare a recuperare i naufraghi più esterni al gruppo, cercando sempre di non infilarsi nella calca, in modo da non aver persone alle spalle che potrebbero diventare un serio pericolo per chi opera.
Come si integra l’operato del Soccorritore Marittimo con quello delle altre figure della Guardia Costiera che operano in acqua (Sommozzatori, Aerosoccorritori)?
Diciamo che pur se da mezzi totalmente diversi le attività svolte dai Soccorritori Marittimi sono più simili a quelle svolte dagli Aerosoccorritori, anche se in passato, quando i Soccorritori Marittimi si contavano sulle dita di una mano e laddove le situazioni operative lo richiedevano, pure i Sommozzatori sono stati impiegati a bordo delle unità navali per svolgere le nostre mansioni.
Ma sulla base di questa domanda non posso non menzionare gli equipaggi di bordo, con cui quotidianamente svolgiamo i nostri servizi, supportati in ogni situazione operativa per il raggiungimento di un unico scopo finale che ci unisce tutti: salvare vite umane in mare.
Attualmente come sono distribuiti sul territorio nazionale e come vengono impiegati i Soccorritori Marittimi?
Al giorno d’oggi in Italia contiamo poco più di 30 Soccorritori Marittimi; all’atto del superamento del corso veniamo imbarcati sulle unità navali SAR presenti su tutto il territorio italiano, in posizione di eccedenza tabellare, svolgendo a bordo esclusivamente le attività relative al proprio specifico profilo di impiego di Soccorritore Marittimo, effettuando gli allenamenti e addestramenti previsti e necessari per il mantenimento della piena operatività.
Inoltre il Soccorritore Marittimo in posizione di “pronto all’impiego”, periodicamente e a turno, viene chiamato a prestare servizio fuori dalla propria sede di appartenenza, presso i teatri più operativi lungo le nostre coste ed anche all’estero.
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