Qualunque subacqueo che abbia frequentato anche soltanto il corso di primo livello sa che dopo un'immersione subacquea con le bombole c'è un tempo per il quale non è possibile prendere l'aereo.
Il motivo fisiologico sta nel fatto che l'aria ad alta pressione, respirata dalla bombola in profondità, rilascia nel sangue dell'azoto che con la diminuzione della pressione può portare alla creazione di pericolose bolle all'interno dei nostri tessuti. È lo stesso motivo per cui durante la fase di risalita dell'immersione è necessario rispettare delle velocità e delle soste a determinate quote, dette tappe di decompressione, previste dal profilo d'immersione.
La pressione risalendo dal fondo del mare diminuisce, ma una volta raggiunta la superficie la pressione può ulteriormente diminuire se ci rechiamo "verso l'alto": in quota si ha una pressione inferiore rispetto al livello del mare.
È per questo che le didattiche sconsigliano di volare dopo l'immersione.
Ma quanto tempo bisogna aspettare e cosa dicono gli studi scientifici?
La risposta ce la fornisce DAN (Divers Alert Netork), fondazione che assiste i subacquei in difficoltà e conduce ricerche scientifiche relative all'attività subacquea, e che da anni segue questo argomento col progetto Flying After Diving:
"Attualmente le linee guida accettate internazionalmente sono:
- 12 ore minimo dopo immersioni singole senza obbligo di decompressione;
- 24 ore minimo dopo immersioni ripetitive o con obbligo di decompressione;
in ogni caso gli ultimi studi DAN hanno rilevato un intervallo sicuro di 17 ore che è risultato accettabile."
Queste sono attualmente le indicazioni applicate, fermo restando che il futuro si sta evolvendo sempre di più sulla costruzione di profili di sicurezza individuali basate sulle caratteristiche specifiche del singolo subacqueo.
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