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Immagine del redattoreDavide Gaeta

Identificare una ZONA DI SECCA (SANDBANK)

Aggiornamento: 16 lug

Passeggiare dentro l'acqua, con andatura parallela ad una battigia sabbiosa, è un'esperienza che da piccolo ho fatto diverse volte. Ricordo che mi stupiva sempre il fatto che, nonostante camminassi solo con le gambe immerse e senza mai allontanarmi dalla costa, muovendomi parallelo alla costa il livello dell'acqua non restava mai lo stesso, anzi, mi toccata modificare sempre la direzione per non bagnarmi del tutto.

Molte persone sono convinte che il declivio di una spiaggia sia "una rampa" uniforme, come quelle che si vedono sul fondo delle piscine, nei punti in cui queste cambiano profondità.


Tuttavia se osserviamo una carta su cui sono riportate le linee batimetriche (linee che uniscono punti di uguale profondità) queste non sono mai dritte e parallele alla battigia.

Ci sono diverse forze che agiscono nel modellare in maniera disomogenea il fondale marino (le onde, correnti litoranee, correnti di ritorno, ecc) realizzando una conformazione che alterna zone profonde a banchi di sabbia (sandbank), detti anche barre o gergalmente "secche".


Lo stesso discorso vale partendo dalla battigia e andando dritto verso il largo. Nella nostra testa potremmo pensare che "più ci allontaniamo, più l'acqua diventa profonda", e in linea di massima è così. Ma non sempre questo è del tutto vero.

Infatti, è molto probabile trovare all'inizio un "gradino" (drop) che anticipa un tratto di fondale più fondo, poi, andando verso il largo, l'acqua torna di nuovo bassa: siamo finiti sulla prima secca. Non è raro dover nuotare per alcuni metri, per poi ritrovarsi magicamente in piedi con le ginocchia fuori dall'acqua!


Continuando questa spedizione verso il largo è possibile che l'episodio si verifichi di nuovo, trovando un canale (canalone), generato dal flusso di sedimenti cross-shore, seguito da quella che viene chiamata seconda secca. In questo caso, forse, è più facile rendersene conto facendo snorkeling durante una giornata con mare piatto e acqua limpida.

Restando all'asciutto in spiaggia queste dinamiche possono già saltare all'occhio di una persona attenta:

  • con condizione di mare calmo il colore dell'acqua varia tra diverse sfumature, in base alla profondità di fondale;

  • con condizioni di mare mosso i frangenti diventano uno specchio della profondità dell'acqua, e infatti sarà facile notare dei tratti in cui sono più impetuosi (le zone di secca appunto) alternati a tratti meno schiumosi.

In alcuni casi la secca è così marcata che, soprattutto in condizioni di bassa marea, emerge formando una specie di "isolotto".


In conclusione, è bene conoscere le criticità dei diversi punti della spiaggia:

  • i canali sono tratti di acqua fonda "sfruttati" dalle correnti, in particolare sottocosta dalle longshore e rip current, quali diventano un pericolo in quanto capaci di trasportare via facilmente anche un bravo nuotatore;

  • le secche sono tratti di acqua bassa dove i frangenti spingono verso riva, ma in maniera impetuosa, motivo per cui è sempre da considerare anche rischi di carattere traumatico (impatti col fondale, botta timpanica, ecc).

Per questo motivo un lifeguard, appena entra in servizio, deve mappare lo spot su cui andrà a lavorare, facendo uno scouting che comprenda l'osservare, nuotare e pagaiare nell'area che dovrà vigilare. Questo fa la differenza sia per la prevenzione che per l'intervento!

 

Se ti è interessato l'argomento trattato in questo articolo puoi approfondire leggendo il mio libro:




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