Quando si parla di lifeguarding nell'immaginario collettivo passano scene di soccorsi intrepidi, arditi trasporti di pericolanti tra le onde ed eroiche azioni di primo soccorso.
In realtà la giornata lavorativa del lifeguard è basata sull'attività di scanning, ossia di sorveglianza dell'attività balneare che si svolge nel suo spot di competenza.
L'azione di salvataggio è soltanto un'eccezione, e spesso viene reputata la conseguenza di una negligenza nell'attività di pattugliamento.
Variabili
La giornata lavorativa del lifeguard cambia totalmente in base ad alcune variabili:
Affluenza - numero di persone, locali o turisti, anziani, adulti o bambini;
Categorie di bagnanti - capacità natatoria, comportamenti, educazione al mare;
Condizioni meteomarine - giornata serena, vento da terra, mare mosso, ecc.
In base a questi parametri il soccorritore focalizza l'attenzione su alcuni aspetti, valutando una priorità dei rischi sulla base della sua preparazione e della sua esperienza.
Sorveglianza statica
La postazione sogno di tutti i lifeguard è l'headquarter al quale ci hanno abituato le serieTV americane ed australiane. Una postazione del genere può esistere soltanto su una grossa spiaggia e dove il sistema di lifeguarding ha un'impostazione particolarmente professionale.
Il vantaggio è che un quartier generale di questo tipo, oltre ad offrire un'ampia veduta panoramica, include nel suo locale l'infermeria, le attrezzature, un piccolo ufficio. Una cosa del genere sarebbe utopistica nella nostra Nazione.
Molto diffuse soprattutto negli Stati Uniti sono piccole strutture chiuse, generalmente in legno, quali ottemperano bene alle diverse esigenze.
In Italia le Ordinanze delle Capitanerie di Porto prevedono ogni tot. metri una postazione sopraelevata. Questa va da torrette più professionali fino alle semplici sedie con scaletta.
Sembra poco, ma portarsi un paio di metri al di sopra del suolo incrementa notevolmente la visibilità.
Quando non viene specificato l'obbligo di postazione sopraelevata, molti stabilimenti balneari optano per il classico ombrellone rosso, quale non porta vantaggi alla capacità di osservazione.
Una dotazione interessante che ha preso molto piede durante il JovaBeachParty è la piattaforma galleggiante, struttura che ancorata con un corpo morto permette di sorvegliare i bagnanti direttamente dall'acqua.
Sorveglianza dinamica
Certe persone, tra cui alcuni titolari di stabilimenti, erroneamente pensano che il guardaspiaggia debba stare fermo fisso in postazione per l'intera durata del suo turno. Non è così! La sorveglianza può essere effettuata anche in maniera dinamica, anzi, queste modalità, integrate all'impiego della postazione, mantengono più alta la soglia di attenzione. L'importante è pattugliare sempre in modo che si possa avere il controllo dello spazio acqueo da sorvegliare, ad esempio:
passeggiando lungo la battigia, potendo anche fermarsi a dare indicazioni alle persone in spiaggia, senza distrarsi, e senza mai porre le spalle al mare;
navigando tra i bagnanti a bordo di un natante a remi o SUP, particolarmente consigliato quando la luce del Sole o i suoi riflessi iniziano a disturbare la visibilità nello scanning dalla spiaggia.
Attrezzature
Sono tre le dotazioni indispensabili per fare sorveglianza: binocolo, occhiali e berretto.
Il binocolo rientra la dotazioni obbligatorie previste dalle Ordinanze delle Capitanerie di Porto (e non chiamatelo "cannocchiale"!).
Quando si fa riferimento ai binocoli, si utilizzano due numeri: il primo numero indica il fattore di ingrandimento (potenza); il secondo numero indica il diametro delle lenti principali (lenti obiettivo) espresso in millimetri. Ad esempio un modello 7x35 è dotato di lenti con diametro di 35mm e fa sì che gli oggetti possano apparire 7 volte più vicini.
Come binocolo consiglio di tenere in torretta un modello professionale (ad esempio 10x50), mentre può essere portato al seguito uno di quelli tascabili durante il pattugliamento lungo la battigia (ad esempio 12x25). Per lavorare a mare è bene scegliere un modello water-resistant o water-proof.
Puoi scordarti il costume, ma senza occhiali da sole questo lavoro non si può fare.
Gli occhiali devono innanzitutto proteggere dal vento, per questo prediligo i modelli da ciclista con uno shape leggermente ricurvo. Le lenti devono avere il filtro polarizzante al fine di limitare i disturbi della luce, soprattutto dei riflessi sull'acqua.
Bisogna considerare che la sorveglianza ci obbliga a tenere uno sguardo attivo sul mare per diverse ore, per diversi giorni, e la vista è un senso che è sicuramente bene salvaguardare.
Per non perderli è bene scegliere un modello galleggiante ed è comodo indossarli con una fascetta.
Il berretto è innanzitutto una protezione individuale indispensabile, considerando il Sole che picchia sulla testa, ma anche un ottimo supporto allo scanning.
La visiera migliora la visibilità e accentua il focus; alcuni lifeguard preferiscono i modelli jungle, con falda larga a tutto tondo.
Livello di attivazione
Durante l'attività di sorveglianza bisogna tenere alta la soglia d'attenzione, e questo può diventare difficile a causa di due nemici: la distrazione e la routine.
Il cellulare personale è una forte fonte di distrazione e va tolto di mezzo per tutta la durata del turno; se proprio è necessario attendere una notifica importante è meglio collegare uno smartwatch. Con gli altri lifeguard si comunica con le radio.
Un'altra fonte di distrazione sono i bagnanti che possono attaccare bottone. Per questo motivo preferisco la postazione sopraelevata che distacca dal resto dell'utenza. Se viene richiesta o va fornita un'informazione bisogna cercare cordialmente di limitare il dialogo allo stretto necessario e non perdersi in lunghi discorsi che possono portare a distrarsi. Se nei pullman c'è scritto "non parlare al conducente", qui è il caso di dire "non parlare al sorvegliante"!
Per mantenere alta la soglia d'attenzione consiglio di miscelare le diverse modalità di sorveglianza, statica e dinamica. Passare troppo tempo nello stesso punto, con la stessa inquadratura, ci fa assuefare al punto di non accorgerci neanche di qualcuno che sta annegando a pochi metri di distanza.
Tecniche di scanning
In base alle variabili elencate all'inizio di questo articolo cambia la tecnica di scanning.
In condizioni di affluenza e mare calmo bisogna tenere sott'occhio i soggetti più a rischio, quelli che non sanno nuotare, infatti gli incidenti avvengono silenziosamente in prossimità della costa, in quei punti dove il dislivello porta una persona a non avere piede sul fondale.
Ogni tanto lo sguardo si porta ai soggetti più distanti, intervallato da qualche occhiata col binocolo a ciò che succede a largo.
Col mare mosso le persone in acqua sono poche e tendenzialmente possiedono almeno una basilare capacità natatoria. In questo caso individuare una condizione di emergenza è più semplice, la cosa difficile diventa intervenire.
Per questo motivo consiglio di pattugliare attivamente lungo la battigia, portando al seguito rescuecan o rescuetube e pinne.
Termine della sorveglianza
Il periodo e gli orari in cui è prevista obbligatoriamente il servizio di sorveglianza sono indicati dalle apposite ordinanze.
I lidi privati sono obbligati ad avere un minimo di addetti al salvamento in base alla loro estensione, numero indicato dalle autorità competenti; in alcuni casi gli stabilimenti balneari piccoli si uniscono per organizzare una sorveglianza per settori, in altri tutto il servizio è demandato ad un piano collettivo di salvataggio.
Invece fuori dal periodo estivo le strutture balneari possono restare aperte al pubblico per i soli fini elioterapici, di conseguenza senza l'obbligo di avere lifeguard in servizio.
Anche sulle spiagge libere dovrebbe essere installato il servizio di sorveglianza, tuttavia, purtroppo la sua assenza viene indicata dai Comuni con una cartellonistica.
Turnazioni
Un discorso importante da fare è sui turni. Quanto deve essere lungo il turno di sorveglianza? Sono previste della pause? Giorni di riposo?
È difficile dare una risposta univoca, anche perché se volessi essere preciso andrei a fornire dei parametri che risultano utopistici rispetto a quelle che sono generalmente le condizioni con cui lavora. La mia indicazione in primis è quella di leggere il Contratto Collettivo Nazionale al quale fa riferimento la nostra figura professionale, e di esigere dal proprio datore in primis il rispetto di quanto indicato dalla normativa vigente.
Non si tratta soltanto di rispettare i diritti del lavoratore, si tratta anche di tutelare la vita dei bagnanti, perché un lifeguard che accumula senza sosta ore e giorni di operatività, senza alcuna possibilità di ricaricarsi, diventa fisiologicamente sempre meno efficiente nel sorvegliare in maniera adeguata l'attività balneare.
Nella nostra Nazione poi c'è da affrontare una grossa questione culturale legata alle mansioni. Nonostante sia chiarito il divieto dai manuali di salvamento e dalle Ordinanze delle Capitaneria di Porto, molti stabilimenti balneari impiegano gli assistenti bagnanti come tuttofare, portandoli illegalmente a distaccarsi dall'attività di sorveglianza, con i rischi che ne conseguono.
Il problema ha radici squisitamente folkloristiche, e per risolverlo deve cambiare radicalmente la mentalità degli operatori, dei datori di lavoro, ma soprattutto degli utenti.
Qualche anno fa persino in televisione comparve lo spot di una nota carne in scatola dove un uomo vestito di divisa "salvataggio" faceva di tutto, fuorché sorvegliare la balneazione.
La gente deve imparare a criticare il "soccorritore" che in servizio pulisce la struttura, serve gli utenti e fa tutt'altro che il suo mestiere, anziché criticare quello che sta in postazione a "non fare niente".
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